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Un romanzo conciso, lineare, quasi naif per stile e contenuti. Per protagonista un semidio fin troppo umano. È il Santo Maledetto. Simile ad un Herren nietzschiano, egli vale in valore assoluto e non in riferimento a qualcuno o qualcosa di estrinseco alla propria Natura. Egli non è un personaggio "reattivo", agisce e pensa in modo diretto, non mediato. Egli è terribile come il Dio biblico e dolce come il Cristo evangelico, è un folle, ma la sua lucidità è affilata come un rasoio, e come un rasoio può carezzare o ferire. La struttura del romanzo attraverso cui il Santo Maledetto si muove, pensa, agisce, manifesta la propria Natura tiranna, è semplice e rasciugata. Una partitura, quella della trama, melanconica e gioiosa, satura e rarefatta, santa e maledetta come il protagonista: là dove la penna indugia per un verso non compiaciuto sulle azioni più abiette e quelle più virtuose ed eroiche, nella stessa calibrata misura; rivelando così una natura doppia, come doppio è il protagonista.